venerdì 22 febbraio 2008

"La lettera di Olga"


E' dall'inizio dell'anno che sento parlare della Legge 194 e dei vari interventi, commenti, punti di vista che sono stati espressi su questo argomento. Fino ad ora non mi sono mai espressa apertamente, ma oggi la mia sorella mi ha fatto leggere una lettera, la lettera di Olga, una ragazza con handicap, pubblicata su Affari Italiani e ne sono rimasta molto colpita, soprattutto del suo coraggio, della sua rabbia che trapela dalle sue parole, dal rammarico di una vita che sente di non aver mai vissuto, amplificato più dai disagi che dalle gioie. E così ho ricordato il momento in cui con Giampiero decidemmo di avere un figlio e delle scelte che sono seguite a questa nostra decisione. Sarei bugiarda se dicessi che ho sempre pensato alla gravidanza come un'esperienza da affrontare a tutti i costi e ciò lo dimostra il fatto che per tutte e tre le gravidanze, mi sono sottoposta a due amniocentesi e una villocentesi, con il rischio quindi, di fronte ad una valutazione genetica drammatica, di poter prendere una decisione drastica quale appunto l'aborto ... o forse no. In tutti e tre i casi è andata sempre bene (la morte di Elia è ancora sconosciuta ma prescinde da una malformazione genetica e questa è l'unica certezza che ho!) ma ero serena nel pensare di AVERE COMUNQUE LA POSSIBILITA' DI SCEGLIERE.
Io e Giampiero quando abbiamo deciso di diventare genitori, la nostra scelta di sottoporsi a certi tipi di analisi e di accertamenti, sia preventivi sia "invasivi" è avvenuta con cognizione di causa sulla base di una realtà che lui ha vissuto e vive da anni, nella consapevolezza che comunque fosse andata avremo preso la nostra decisione, noi due da soli senza che qualcun altro lo facesse al posto nostro e soprattutto nella consapevolezza di quello a cui saremo andati incontro nel caso in cui si fosse prospettata la "peggiore" delle ipotesi, perchè io l'ho visto, Giampiero l'ha vissuto, nessuno ti aiuta veramente e nessuno ti può garantire che tu vivrai più di lui.
La lettera di Olga, mi ha fatto venire i brividi (e un senso di nausea quando ho letto la risposta di Ferrara):
"Caro Perrino,io vorrei scrivere a Ferrara ma siccome non so come raggiungerlo e non credo che lui abbia tempo per aprire la mia mail, scrivo a voi di Affaritaliani sperando che dalle vostre pagine video il messaggio arrivi prima, forte e chiaro.
Nella odierna polemica di Ferrara con il ministro Turco, egli afferma che: "Il ministro dovrebbe domandarsi, … perchè la signora che ha deciso di abortire non abbia incontrato sulla sua strada procedure, strutture e persone in grado di spiegarle bene che non era sola, che la comunità si associava a lei per ascoltarla, aiutarla a superare il suo rifiuto di maternità con argomenti solidali di tipo scientifico, assistenziale e psicologico."
Il nascituro era affetto dalla sindrome Klinefelter che ha un quadro clinico complesso ma certamente non tragico come molte malattie genetiche; comunque spesso associata a disturbi caratteriali con livello intellettivo di regola inferiore al normale.
Io sono un'esperta in materia un po' perché, come dice mio padre e tutti quelli che mi conoscono, caratterialmente sono tanto rompicoglioni ma soprattutto perché, a causa di un parto andato male, ho avuto una paralisi cerebrale che risulta in un livello intellettivo al di sotto delle mie aspettative. Non che io sia proprio "tonta" ma insomma non riesco a gestire contemporaneamente molte variabili quando devo articolare un discorso o un ragionamento. Sono una persona semplice che capisce l'essenziale.
Da esperta posso assicurare a Ferrara che persone con handicap, al di là dell'esistenza di strutture assistenziali, sono sole, sono umanamente sole, non hanno con chi compartire la propria esistenza malandata. Noi, handicappati italiani, siamo fortunati perché gli italiani sono brava gente e in molti batte un cuore caldo: siamo il paese più solidale al mondo e sono milioni le persone che fanno volontariato partendo dalle più varie motivazioni.
Ma anche il migliore tra i volontari non riuscirà mai a raggiungere con noi la prossimità dell'amore che quello vero è senza motivo. La nostra vita, per farla breve Ferrara mio caro, è amara. E soli sono i nostri genitori ed amara è la loro vita: il rifiuto della maternità di quella signora è più che comprensibile.
Insomma io credo che Ferrara, anche se ha dei coglioni molto piccoli e delle mammelle molto grosse, non possa veramente aprir bocca sulla scelta della signora di abortire perché non sa di cosa sta parlando. Se volesse imparare per poter parlare con cognizione di causa, potrebbe prendermi in affido temporaneo, farmi vivere con lui, insegnarmi il mestiere di giornalista (a me piace molto scrivere), darmi da mangiare; insomma avermi sul gobbo per un paio d'anni almeno. Alla fine credo che diventerà così competente che senza dubbio potrà riuscire un ottimo ministro della sanità, un carismatico ed intelligente membro della comunità che si associa alle persone che vivono nel dolore e parla anche in loro nome.
Per il momento però stia zitto".
Cordiali saluti
Olga Andreoli (scritto con mio papà)

Sempre su Affari Italiani ho trovato questo articolo molto interessante che sottoscrivo e al quale aggiungo che purtroppo in Italia ancora la cultura verso l'aiuto alle mamme che affrontano gravidanze indesiderate è molto lontana ma sicuramente l'Associazione "Il dono" (http://www.il-dono.org) è forse l'unico esempio di concreto aiuto e solidarietà verso situazioni estreme.

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